La paura di deludere, di non essere abbastanza e di essere disapprovata per ciò che ero, facevo e dicevo, era il mio pane quotidiano. La mia vita si basava su queste misere consapevolezze (e su vaghe speranze per il futuro).
Quindi, non mi suona più così strano che di punto in bianco io abbia intrapreso una strada lavorativa del tutto opposta alle mie capacità, attitudini, desideri e bisogni.
Come dicevo, a fine 2018 ho comprato un negozio di alimentari che stava fallendo, senza la più pallida idea di come si lavorasse là dentro; stavo chiusa lì 10 ore ogni giorno dal lunedì al sabato, tralasciando del tutto le mie vocazioni, ovvero leggere, scrivere, creare (ho una formazione letteraria che cozzava, non poco, con l'affettare salumi); inoltre, era obbligatorio che io mi comportassi sempre in modo conciliante, disponibile e compiacente!
Il primo anno è passato come se stessi vivendo un incubo a occhi aperti. Il negozio stentava a riprendersi, io mi sentivo esaurita dalle troppe preoccupazioni lavorative, dalla sensazione di non essere nel mio habitat e di vivere a troppi km di distanza dalla vera me, in più, la relazione col mio compagno di una vita, l’unico mio punto di riferimento da un decennio, stava cadendo a pezzi.
Mi sentivo un totale fallimento, vittima di un destino crudele, incapace di comunicare le mie emozioni, e spesso neanche in grado di capirle io stessa. Mi vedevo come un automa che diceva sempre sì, che sorrideva e chiacchierava amabilmente con i clienti, ma poi andava nel retro del negozio e piangeva disperata, maledicendo ogni minuto passato là dentro.
Quando si tocca il proprio fondo non si può far altro che risalire, no?
Piu mi commiseravo, più prendevo coscienza di una verità: ero l’unica responsabile della mia situazione. Mi ci ero messa io lì, con le mie stesse mani.
Certo, potevo dare la colpa ai miei genitori, al fatto che mi hanno cresciuta senza alcuna fiducia in me stessa, compiacente e piena di paura di osare, ma sono stata io a muovermi all'interno della mia vita, e le mie scelte, per quanto condizionate da loro, erano pur sempre scelte che partivano da me.
Vedi , prendersi la responsabilità della propria vita è il primissimo passo da compiere nella direzione della tua personale espansione. E non perché te lo dico io, che l’ho vissuto sulla mia pelle, ma perché il senso di potere che dà è una miccia che ti apre le porte ai passi successivi.
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